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Carabinieri in Bosnia Erzegovina. Sì di Prodi alla richiesta dell’Onu

Autorizzata per decreto la partecipazione di un contingente italiano alla Iptf, la forza di polizia internazionale. L’operazione costerà 824 milioni

di Redazione

Decreto legge del 5 giugno 1997, n. 144. ?Autorizzazione alla partecipazione di un contingente di polizia italiana alla forza di polizia internazionale in Bosnia?.

Sono già partiti i 23 carabinieri italiani richiesti dall?Onu per appoggiare la polizia locale in una delle zone più difficili della Bosnia Erzegovina: il corridoio di Posavina che collega, a nord di Tuzla, la parte orientale con quella meridionale del Paese. In quel pezzo di terra, conteso ancora oggi tra serbi e musulmani, la pace infatti non è ancora tornata. Il decreto, con il quale il governo ha approvato la partecipazione dell?Italia al contingente di polizia internazionale in Bosnia (Iptf), è stato però un atto quasi formale, utile solo (anche se non è poco) a determinare la copertura finanziaria della missione: 824 milioni. Gli uomini della ?Benemerita?, infatti, erano già partiti qualche giorno prima e sono ormai da circa dieci giorni al servizio della polizia di Breko per assicurare il rispetto dei diritti umani in quella zona. Il nostro Paese aveva già partecipato alla missione dell?International police task force con un nutrito contingente di carabinieri. Ma l?operazione si era conclusa a novembre scorso. Da allora l?Italia è rimasta nella Bosnia Erzegovina con circa duecento uomini (tra militari e carabinieri) tutti però impiegati nella missione dello Sfor, la Stabilization force, di stanza a Sarajevo.

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